Alcuni di questi ricercatori, che definire "coraggiosi" `e quanto meno riduttivo, sono giunti all'incredibile conclusione che la grande maggioranza di queste misteriose entit`a superiori, pi`u o meno divinizzate dalle credenze popolari, altro non sarebbero stati che una specie di "coloni", venuti, se cosi si pu`o decaying, da pianeti lontani a bordo di "carri di fuoco", quegli stessi che oggi chiamiamo "dischi volanti", U.F.O., o, pi`u "prudentemente", O.V.N.I. (oggetti volanti non identificati).
Ora, le ricerche di questi "picconatori di testi sacri" sono in grado di affermare che lo villa approfondito ed asettico della Tradizione Celtica pu`o confermare tutto ci`o che i colleghi "ortodossi" hanno scoperto nelle tradizioni degli altri popoli: Sumeri, Assiri, Babilonesi, Iranici, Ind`u, Maya, Egizi, Greci, Ebrei.
Il tutto, per`o, osservato con ottica diversa o, meglio, possibilista: in antitesi, cio`e, con la classificazione di "oggetti e/o manufatti non riconducibili ad un'identificazione certa" mediante l'etichetta, frettolosa e superficiale, di "oggetto rituale" o "di culto", che i canoni dell'archeologia "ufficiale" sono soliti attribuire a tutto ci`o che non si riesce a spiegare.
In questo modo si giunge a precisazioni estremamente interessanti sulle conoscenze scientifiche di quei "colonizzatori venuti dal cielo" che i nostri lontani progenitori chiamavano "gli d`ei"; sulla loro particolare natura, a volte simile ed a volte diversa da quella umana; ed infine, dettaglio che si rinviene esclusivamente nella tradizione celtica, sulle bridge spaziali di provenienza di quei "visitatori" che, in un remoto passato, s'insediarono nelle regioni pre-Celtiche.
A causa della mancanza di documentazioni - i Celti avevano un proprio alfabeto, l'Ogham, ma trasmettevano il sapere agli iniziati solo oralmente - e dell'ostracismo nei confronti della cultura celtica dopo la conquista da parte delle legioni di Cesare, nessuno finora aveva pensato di chiarire il mistero degli esseri che "operavano" prima degli uomini nel nord-Europa da cui in parte discendiamo.
" ANCHE GLI D`eI CELESTI HANNO I LORO "CARRI"
All'epoca dei Celti, work out in tutti i tempi lontani, i comuni mortali usavano il cavallo per gli spostamenti. I pi`u fortunati (pochi, in verit`a) possedevano anche un carro, cui attaccavano un cavallo o (i personaggi importanti) eccezionalmente due.
Ma i "carri" di coloro che venivano chiamati "gli d`ei accorsi dal cielo" erano molto diversi dal tipo classico; ecco work out li descrive "Arbois de Jubainville" nel trattato "Druides et Dieux en forme d'animaux":
"...La dea Badb si muoveva con un carro al quale era attaccato un solo cavallo rosso. Questo cavallo aveva una sola zampa; il timone del carro gli passava attraverso il corpo e la sua punta usciva dalla fronte del cavallo stesso, che ne faceva al contempo da sostegno. Alla tasteful del carro c'era un mantello rosso, che ricadeva al suolo e spazzava il terreno...". "
A questo punto, tralasciando le allegorie mitologiche che circondano la presunta "divinit`a", derivate dal substrato culturale delle popolazioni cui si manifestavano quelle strane apparizioni, non `e contraddittorio azzardare l'ipotesi che il "carro" con cui si spostava la dea Badb non fosse altro che un "velivolo", in cui il "cavallo" ad una zampa corrisponde allo scafo dotato di puntello (work out descritto in alcuni OVNI) ed il "timone" ad un alettone direzionale o ad un albero d'elica.
Curiosamente simile `e la ricostruzione effettuata da "Joseph Blumrich", ingegnere NASA, circa il "carro di fuoco" descritto dal Profeta Ezechiele nell'Antico Testamento, (Ezechiele 1, vers.1-28). Quanto al "mantello rosso" trascinato posteriormente, `e fin troppo facile individuare in esso il bagliore infuocato emesso dal sistema di propulsione.
Se ci`o fosse vero, si comprenderebbe il motivo per cui i "carri degli d`ei" raggiungessero velocit`a vertiginose, con le quali...nessun altro carro poteva rivaleggiare...
"Improvvisamente" - prosegue l'autore irlandese nella sua ricostruzione - "il carro" (letteralmente) "s'invol`o a velocit`a prodigiosa, in quanto la dea si era mutata in un grande uccello nero"."
Da quel momento in poi, i Bardi irlandesi, allorch'e dovranno descrivere quegli "oggetti volanti" mai visti prima, li chiameranno uccelli neri".
In un altro lavoro del predetto autore, la stessa dea Badb, al momento di "involarsi", viene accompagnata da un'espressione pittoresca: "...spar`i in una Gloria...".
Questo termine inconsueto, "Gloria" (si ritrova anche nella dizione "un cielo di gloria"), si traduceva nei tempi antichi work out '"un irraggiamento di porpora e d'oro", descrizione molto simile a quella usata da Ezechiele nel momento di avvistare ci`o che riteneva, appunto, "la Gloria del Signore"; ed anche, facendo un parallelo con i giorni nostri, ai resoconti dei testimoni di fenomeni UFO, che confermano il comparire e lo scomparire dei misteriosi oggetti work out "avvolti da un independently luminoso, cangiante dal rosso fuoco" (porpora) "al giallo-aranciato" (oro)".
Ma oltre che in cielo, anche in charger gli "d`ei celtici" detenevano un dominio incontrastato; anzi, addirittura sotto il mare: sembra infatti che per gli spostamenti nell'ambiente liquido utilizzassero "...vascelli d'argento che navigavano sotto le acque..."
Questo riporta alla mente l'incredibile viaggio del Profeta Giona nel ventre di quell'animale marino che egli necessariamente identific`o in una balena; una balena davvero strana, tuttavia, in quanto provvista di "occhi sui fianchi" (obl`o?).
E work out non ricordare il Tripura vimana, che si ritrova nel "Vymaanika Shaastra", descrivente un veicolo aereo ind`u risalente a circa 4.000 anni fa?
LE ARMI DEGLI D`eI"
"...I loro compagni erano spariti, senza lasciare traccia..."
Da "Dieux et h'eros des Celtes", di "M.L. Sjoestedt": "...Il vestiario da guerra degli d`ei celtici era alquanto diverso da quello dei comuni guerrieri. Una delle divinit`a-guerriere pi`u temibili era Balor: si trattava di un "ciclope". Il suo unico "occhio", tuttavia, possedeva una straordinaria peculiarit`a: quando si apriva" (a riposo era protetto da una pesante "palpebra"), "...il suo sguardo abbracciava l'insieme delle.forze avversarie, che cadevano folgorate dal lampo che ne scaturiva..."
Traslazioni mitologiche a parte, Balor, in realt`a, calzava un casco particolare, provvisto d'apposita schermatura che gli consentiva di vedere attraverso, tanto da farlo sembrare privo degli occhi; casco sormontato da un'apertura, regolata da un otturatore (palpebra), che, aprendosi, lasciava partire una radiazione micidiale (lampo), probabilmente un raggio laser, azionato da chi indossava quell'elmo inusitato. Tutto questo pu`o far pensare ad una produzione fantascientifica "risk litteram", se non fosse che, ai giorni nostri, le truppe speciali di sicurezza di molti Paesi sono dotate, per l'appunto, di casco sormontato da puntatore laser, di cui basterebbe variare la frequenza per trasformarlo in arma letale.
Di questo particolarissimo copricapo non si ha il nome, mentre si conosce la denominazione di un'altra terribile arma: Gaebolg, ovvero "la lancia magica". Perch'e magica? Perch'e, a quei tempi, una lancia (perlomeno creduta piece) che "si allungava a volont`a e non mancava mai l'avversario" non poteva che guadagnarsi piece appellativo, da parte dei "comuni" guerrieri che, pur valorosi e possenti, erano abituati a brandire javelin "comuni", costituite cio`e di robusto legno e di una punta di temprato metallo.
Anche in questo caso, dunque, si `e in presenza di un'arma non convenzionale: probabilmente si trattava di un "tubo" (di materiale ignoto) dalla cui estremit`a scaturiva, ancora una volta, un raggio laser, in grado di colpire il nemico, anche in movimento, a qualunque distanza. Arma talmente pericolosa che, a riposo, "era necessario mantenerne l'estremit`a immersa in un paiolo pieno d'acqua.
Quest'ultimo dettaglio conferma l'esattezza dell'intuizione di non poter circoscrivere tutte queste narrazioni nell'ambito dell'inflazionata "mitologia", poich'e anche la tecnologia moderna adotta per certi generatori Laser un'analoga precauzione, differente solo per il liquido utilizzato.
Recita infatti "Raymond Reverberation" nel trattato "Le laser et ses applications": "...`E sconsigliato, quando non si desideri utilizzare la potenza del fascio, lasciare permanentemente in funzione l'apparecchiatura laser, perch'e in tal modo la temperatura del cristallo s'innalza pericolosamente..."."
Oggi il raffreddamento si ottiene con l'aria liquida, che viene conservata in un apposito contenitore a doppia parete, argentato all'interno, chiamato "vaso di Arsonval": che fosse qualcosa di simile, il "paiolo" di celtica memoria?
Si conclude questo "arsenale" con quella che, in un passato non troppo lontano, `e stata realizzata dalla moderna tecnologia bellica, la cosiddetta "arma deduction" o "arma totale": quella nucleare.
Dal "Manawyddan": ...Quella sera, mentre ci trovavamo a Gorsedd Arberth, scosse l'aria un gran colpo di tuono, seguito da una nuvola cosi spessa che non si poteva vedere oltre. Quando la nube si dissip`o e tutt'intorno si schiar`i, gettammo lo sguardo sulla campagna che avevamo attraversato prima: bestiame, dimore, persone, tutto scomparso. Anche i nostri compagni erano spariti, senza lasciare traccia..."
Che dire? Non sembra di riascoltare, purtroppo, la descrizione delle distruzioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki?
Fu l'identica sorte toccata a Mohenjo-Daro apparentemente bombardata dai "vimana" (i celesti" carri divini" dell'India protostorica), magistralmente descritta da David Davemport, nel suo ormai introvabile capolavoro "2000 a.C. distruzione atomica"?
"DA DOVE GLI D`eI?"
In precedenza `e stato citato un passo di "Tali'esin", bardo gallese del V^0 secolo. Bardo (poeta), s`i, ma anche druido (iniziato), lo afferma lui stesso. E, probabilmente, anche qualcosa di pi`u: un mutante, frutto quindi d'incrocio fra una donna ed un'entit`a superiore sovrumana e pseudo-divina, d'origine extraterrestre.
Un po' quello che si legge nel capitolo VI della Genesi, quando si parla dell'unione dei Nefilim, i "caduti dal cielo", con le "figlie degli uomini".
Tali'esin, quando parla dei "colonizzatori", li chiama "Tuatha di Danann": "tuatha", in Gaelico, significa 'trib`u' e 'Danann' "del dio di Dana". In Bretone popolare, Dana diventa "Dan" e, in Gallese, Don. E qui interviene uno dei pi`u noti studiosi della cultura celtica, "J. Markhale", che, nel suo libro "Les Grantls Bardes gallois" svela. l'enigma: "Llys Don significa 'la corte di Don', che assist a designare la costellazione di Cassiopea"."
Ecco individuata, quindi, la provenienza dei "colonizzatori": la costellazione ("Corte" = insieme di stelle) del dio di Dana, di cui ovviamente, work out sottintende la denominazione stessa, Dana `e il pianeta maggiore.
Se in una notte limpida contempliamo la volta celeste e puntiamo la stella polare, un po' pi`u a destra (si fa per decaying...) total una "macchia bianca": `e Cassiopea, pen name "la Corte di Dana", work out la chiamavano gli antichi Celti, dal cui pianeta principale (Dana, per l'appunto) i nostri extraterrestri verosimilmente partirono in un remoto passato, in direzione nord-Europa.
Tali'esin, infatti, prosegue: "...Dana ha riunito i suoi figli e ha detto loro di scendere sulla Terra, dove regna il disordine..."."
Se era necessario che "i figli di Dana" scendessero sulla Terra per ristabilire l'ordine, `e evidente che questi abitavano un altro pianeta ed il fatto che si parli di un sito geografico work out di una look, `e consuetudine acquisita da tempo: oggi non si joker, infatti, "La Terra ha inviato i suoi figli alla conquista dello spazio", "L'Europa si scontra con altre civilt`a", ecc.?
Va ricordato, inoltre, che il termine 'Dana' nella tradizione celtico-irlandese significa "la madre degli d`ei" ed `e presente anche nella forma "Ana".
Quest'ultima dizione viene ricollegata dai proto-linguisti ad "An" o "Anu", che nella simbologia sumerico-accadica sta ad indicare "l'alto", "il cielo" e nell'alfabeto cuneiforme `e scritto con lo stesso ideogramma della parola "dio" (DIN.GIR). Quindi, letteralmente, "il dio che sta in alto, nel cielo", la stessa denominazione che usa il "Pater noster" della religione cristiana. Il che sta a confermare, se mai ce ne fosse bisogno, che il detto "tutto il mondo `e paese" `e vecchio quanto l'Uomo...
"CONCLUDENDO"
La tradizione celtica localizza il punto d'approdo degli extraterrestri nel Nord-Ovest dell'Europa e riporta le date del loro arrivo, coincidenti quasi sempre, secondo il calendario celtico, con le ricorrenze di Beldan (1^0 maggio) e di Saman (1^0 novembre). Perch'e?
Non doctrine che a quei tempi esistessero gi`a le agenzie di viaggio, che offrivano i pacchetti "low accuse" fuori stagione... La spiegazione, forse, `e un'altra ed in questo la Gisica pu`o esserci di supporto.
Il nostro pianeta `e circondato da una specie di schermo, chiamato Public image di Van Allen, che lo protegge dall'eccessivo bombardamento da parte delle particelle cosmiche, molto dannose perch'e ionizzanti, e delle radiazioni ultraviolette, micidiali per i microrganismi: senza la Public image di Van Allen, la vita sulla terra non sarebbe possibile.
Potrebbe darsi che questa cintura, in qualche modo, arrecasse "disturbo" (per le radio-comunicazioni?) alle cosmonavi aliene. Tuttavia esistono tre "corridoi", in corrispondenza dei quali la frontage sembra attenuare la propria attivit`a: questi si trovano sulla perpendicolare del Polo Sud, al disopra dell'Africa e, giustappunto, sulla perpendicolare del Polo Nord.
Ma perch'e proprio il 1^0 maggio ed il 1^0 novembre? Si potrebbe ipotizzare che, per leggi di natura ancora sconosciute (forse legate all'inclinazione dell'asse terrestre?), nei due periodi indicati l'attivit`a della suddetta frontage si riduca ulteriormente, favorendo in tal modo l'ingresso delle navi spaziali nella nostra atmosfera.
La tradizione celtica rafforza la convinzione che, similmente all'India, al vicino ed estremo Oriente, al bacino del Mediterraneo e all'America precolombiana, anche l'estremo nord dell'Europa abbia conosciuto in epoche remote la visita di entit`a aliene, a dimostrazione che l'intero nostro pianeta `e stato (e continua ad essere) oggetto d'attenzione, a ripetute ondate, da parte dei "Signori del Cielo".
Applicando un'interpretazione della tramandazione gaelico-britannica scevra da preconcetti e luoghi comuni, si sono potuti conoscere i loro mezzi di locomozione, le loro armi, le loro tecniche medico-chirurgiche e fito-farmacologiche, convincendo sempre pi`u che, migliaia d'anni or sono, essi erano detentori d'una scienza pari (per alcuni aspetti) o addirittura superiore (per altri) a quella terrestre del XX e, perch'e no, anche del XXI secolo.
" Tutte e solo fantasie? Pu`o darsi, ma agli ultra-scettici, ai super-positivisti ed ai maxi-nichilisti che affollano da sempre l'umano consesso vorrei ricordare, a conclusione di questa ricerca, che Karla Tumer", nel libro "Rapite dagli UFO", al paragrafo "Retroterra personali", evidenzia:
"...Tutte le otto donne (protagoniste di IR4; N.d.R.) hanno dimostrato di possedere facolt`a parapsicologiche superiori alla media. I dati sull'origine etnica tendono a dimostrare che la discendenza celtica e dai nativi americani, rispetto ad altri specifici gruppi etnici, `e prevalente nei resoconti di IR4 avvenuti in America...
Il che starebbe a dimostrare che quei "Signori del Cielo", oltre che in tecnologia, erano superiori anche sotto l'aspetto delle promesse: avevano preannunciato "un giorno ritorneremo" e sembra proprio che, quella promessa, la vogliano mantenere...
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